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leggi un estratto della mia storia ↓ Era di spalle e riuscivo a scorgere soltanto una montagna di muscoli avvolti da una t-shirt oversize macchiata di quello che sembrava essere sangue rappreso.
Impiegai un solo istante a rendermi conto che quella situazione non avrebbe potuto portare a niente di buono, e maledissi l'istante in cui avevo deciso di rischiare la pelle per una stupida curiosità.
I suoi capelli neri sfumavano fino a scomparire su un tatuaggio dall'aspetto cattivo. Era la coda di un serpente a sonagli quella che vedevo percorrergli la nuca, mentre la lingua biforcuta costeggiava l'arco di un orecchio piccolo e perfettamente rotondo. Doveva aver proprio fatto i conti con una brutta giornata, perché quando si voltò fu evidente sul suo viso che nessuno aveva dedicato più di cinque minuti alle medicazioni. Un brutto taglio gli copriva metà fronte, proprio sotto un livido gonfio e viola che si spandeva fino all’occhio iniettato di sangue.
Tutto ciò che percepii nella sua figura trasudava potere, sesso e un pizzico di pericolo che, ne ero certa, chiunque sarebbe stata disposta a correre. Era indubbio che al suo cospetto avrei dovuto inorridire, e invece rimasi pietrificata sul posto a pormi un mucchio di domande sulla storia che l'aveva reso così inquietante.
E se avevo pensato che tutti quei tatuaggi fossero esagerati non avevo ancora fatto i conti con la sua faccia. Perché lì, sugli zigomi rigati di vecchie cicatrici, si affacciavano due pozzi neri senza fondo. I suoi occhi sembravano spenti e privi di vita, incapaci di trasmettere emozioni. Talmente vuoti che potevi perderti a guardarli nel tentativo di capire cosa celassero.
Fu ciò che accadde, perché io mi persi. E mi persi così tanto che non vidi le sue labbra schiudersi per lo stupore, quando un manrovescio mi scaraventò all'indietro facendomi crollare contro il tappeto persiano del salotto.
Ancora senza fiato per il colpo incassato mi toccai la guancia arrossata, trovandola sporca del mio sangue. Forse nell’urto mi ero morsa la lingua, forse non avrei dovuto immischiarmi, forse più tardi ne avrei subito le conseguenze… Un mucchio di dubbi mi affollarono la mente confusa mentre in casa calava un silenzio cupo e disagiante.
"Ti avevo detto di restare in camera tua. Non ascolti mai quello che dico, cazzo!" Sbraitò Walt.
Intorpidita dalla botta riportai lo sguardo sullo sconosciuto. Aveva la mascella contratta, le palpebre socchiuse, forse si stava chiedendo se sarebbe uscito vivo da quella situazione.
Con la coda dell’occhio notai che Walt stava alzando il braccio per colpirmi ancora una volta.
"Sto parlando con t..." Una mano tatuata gli circondò la spalla in una stretta poco amichevole. Il volto di Walt si inclinò per inchiodarlo in uno sguardo truce.
"Ma che cazzo fai..." Il suo tono di voce era sceso di qualche grado, rendendo quella domanda simile ad un flebile sussurro minaccioso.
"Ha imparato la lezione." Sibilò l’altro.
I due si fissarono come se fossero in procinto di staccarsi la testa a morsi e per un attimo fui terrorizzata dall'idea di scatenare una rissa in casa nostra. |
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